Un vento pungente insidia la pelle di brividi inattesi. Le note nostalgiche di un ritmo che travalica ogni tempo pervadono l’anima così disposta a un dolce struggimento. Le piazze variopinte di luci e abiti estivi di forestieri, vacanzieri e cittadini, piano si svuotano in una domenica che sembra preannunciare la fine della bella stagione.

Eppure c’è una musica che non finisce e accompagna nei ricordi come nelle azioni la vita di ogni giorno, l’esistenza delle persone che in quelle note ritrovano una ricetta esistenziale, un necessario nutrimento. Ecco perché non vogliamo credere a Beppe Granieri, direttore artistico e alacre organizzatore del festival dedicato al genere che affonda le radici nelle piantagioni americane del XIX secolo, quando afferma di voler chiudere l’esperienza del Bitonto Blues Festival.

La decima edizione è stata un crocevia, un incrocio, così come evidenziato nel titolo Xrossroads e proiettato sullo sfondo del palco acceso di luci multicolore. Tuttavia tutti speriamo – in realtà ne siamo certi – che questa diramazione porti ancora avanti, sulla giusta strada o verso direzioni diverse ma sempre efficaci per le piazze di Bitonto e coinvolgenti per chi le frequenta, dacché già quest’anno l’impostazione delle serate è differita rispetto agli anni precedenti per scelta dei luoghi e generale andamento della manifestazione.


Quattro appuntamenti per altrettanti spazi urbani hanno permesso, infatti, di vivere in modo più ampio la città in un abbraccio generale di positiva coesistenza. Come lo stesso sindaco Francesco Ricci ha evidenziato, attraverso questa scelta si sono voluti rivitalizzare più spazi di Bitonto in un programma di manifestazioni estive che, quasi tutte le sere d’agosto, ha avuto il suo evento rivolto ad animare le piazze e intrattenere la gente.

La prima serata si è svolta ai giardini pensili dell’ex seminario vescovile. In clima raccolto e cordiale si sono esibiti Mandolin Blues & River Blonde. La scaletta del sodalizio artistico tra il mandolinista napoletano Lino Muoio e il duo composto dai romani Stefano Tavernese e Armando Serafini è una miscela raffinata e coinvolgente, resa ancor più interessante dalla cultura dei musicisti, veri appassionati della materia e autori di pubblicazioni inerenti l’uso di particolari strumenti nella storia musicale del blues.

Dopo questo inizio che potremmo definire “di nicchia” sia per il limite imposto al numero di spettatori, per questioni di capienza e quindi di sicurezza, sia per il taglio attribuito alla proposta musicale, il festival si è spostato in piazza Roma a Mariotto: sul palco Mario Insenga insieme alla Dr. Sunflower Jug Band. Così l’eco sonora dei riff proposti dalla solida e coesa formazione campana è giunta sino all’estrema propaggine della città.

Serata davvero esplosiva è stata quella successiva, quando sul palco di piazza Cavour si sono alternati due gruppi pieni di vigore. Ad aprire il doppio set i Southern Weath, formazione pugliese composta da Alessio Campanozzi al basso, Oscar Marino alla batteria e Carlo D’Addato, giovanissimo e virtuoso chitarrista. Il secondo concerto è stato firmato dal bluesman dall’anima soul messo in campo da Antonio Gambacorta da Teramo col suo trio. Una carrellata di brani di sua composizione e altri tratti dalla storia della musica nera ha letteralmente squarciato l’aria con un groove incisivo e graffiante.

Più intima è stata l’apertura della serata conclusiva, in piazza cattedrale, di questo festival in nuove vesti itineranti. Il calabrese Enzo Tropepe ha raccontato le ballate in scaletta con l’ausilio della sola chitarra, esprimendo l’anima più sincera del blues e intercettando l’attenzione del pubblico.

A fare da contraltare a questa impostazione più pacata, l’esibizione infine del Maurizio Pugno Sacromud Project, una coloratissima formazione umbra, piena di sfumature risonanti che ha dipanato una matassa di contaminazioni mediante un’originale ricerca musicale.

Affidata al solito all’inimitabile verve di Pierluigi Morizio, la decima edizione del Bitonto Blues Festival è stata l’ulteriore conferma di quanto queste manifestazioni siano l’anima più vera dell’estate in città. Grazie all’amministrazione comunale che crede e investe nei festival musicali e agli sponsor che offrono il proprio determinante contributo.

L’edizione Xrossroads – citazione del grande chitarrista blues Robert Johnson – lascia in tutti un sapore agrodolce che unisce la malinconia della fine di un’altra estate al desiderio incontenibile di bellezza, mentre le fredde folate diventano carezze di nuovi ricordi sulle braccia ancora scoperte.